Nell’anno cinque ho fatto diciotto anni ed è per questo che il quattro luglio mi sono patentizzata.
Indipendenza chiamericana.
L’idea era che gli uomini (da menti semplici secondo la nota definizione della mia meravigliosa amica ariete) avrebbero avuto tre funzioni essenziali alle quali tutte le altre potevano essere sussunte: guidare, fare i buchi al muro con il trapano, e il sesso.
Da qui, sarebbe stato assolutamente inopportuno che io prendessi la patente, privando le simpol mainds di cui sopra di una delle loro rationes.
Poi le cose cambiano, i figli crescono, le donne imbiancano, le mezze stagioni hanno pensato di accoppiarsi così da diventare intere. Del resto che differenza c’è tra la primavera e l’autunno, dal punto di vista di una palla di vetro con un duomo a forma di meringa e le foglie (o i fiori) che scendono e salgono quando la accappotti? Ma non dilaghiamo e non divaghiamo.
Le cose cambiano. L’assunto non è cambiato, però. Inevitabile truismo. E allora? Io ho preso la patente lo stesso, ma non è che la coerenza devo cominciare a cercarla proprio qui.
Rimane il problema dei marciapiedi, delle colonne che spuntano come funghi quando devo fare retromarcia (del resto anche i funghi congelati sono duri come le colonne, infami), della frizione consumata, delle spazzole che sporcano i vetri anzichennnò.
Però poi arriva la dolcezza dei riti: la funzione random cogli emmmepitre di nino il frontalino, che cerca la canzone perfetta per un momento che non è perfetto (altrimenti non avrebbe bisogno di cercarsi una colonna sonora, un’altra colonna? È il momento delle trabeazioni), la canzone adatta non arriva, nino impazzisce e non sceglie più, cantatela da sola la tua canzone, cretina.
La funzione sigaretta col finestrino aperto e il calduccio a palla: perché è tardi, perché è presto, perché sto per fare una cosa noiosa, perché sto per fare una cosa divertente, perché sono stressata, perché sono rilassata, perché sono sola, perché siamo in due: abbiamo il tempo di una sigaretta?
E poi c’è il driver watching ai semafori. Uno (…) una volta ha scritto un sonetto sugli amori che nascono nell’intervallo di un arancione che diventa rosso e poi diventa verde. Che l’arancione diventi rosso ci sta, visto che arancione = rosso + giallo. Assai più singolare che il rosso diventi verde, visto che verde = giallo + blu. Ogm? E soprattutto, la segnaletica stradale orizzontale e verticale è uguale in tutto il mondo per una convenzione, oppure risponde ad un archetipo che dorme nella notte dei tempi? Cosa direbbe froid? Che sua mamma era una signora in rosso, e per questo il rosso inibisce i passaggi, dappertutto? E perché i tori col rosso scattano come molle? E ai laburisti allora spetta il verde? Chiusa parentesi.
Uno una volta ha scritto un sonetto sugli amori che nascono nell’intervallo di un arancione che diventa rosso e poi diventa verde. Ero così gelosa e triste, perché, ovviamente, ci ho creduto. Per questo ho preso la patente? Comunque. Da qui i semafori sono diventati sefAmori, e le genti si guardano negli occhi. Pensando: adesso apro la porta ti prendo e ti porto via come se fossi il libro di ammaniti. Pensando: se la pianti di guardare posso giocare col mio naso. Oppure, sono più bella di te, donnetta. La tua macchina è troppo brutta per fartimi guardare, povero. Peccato che i piedi non si vedano perché ho davvero delle scarpe bellissime.
E i film? Penso a chi sei, cosa fai, dove vai (un fiorino) come mai l’hai portato con te e il suo ruolo mi spieghi qual è. Ti faccio vivere vite talmente parallele che non pensavi di poterle avere neanche in quell’altra galassia. Che ti stanno talmente bene che più che viti, entrano come chiodi. Con straordinarie possibilità perequative, magnifiche sorti progressive che neanche il sistema tributario secondo la costituzione. Per cui la biemmevvù cupè sta portando a cena l’amante strafiga, ma non riusciranno a fare robba per colpa dell’alcoool, e poi l’analista gli sta costando un sacco. E la signora panda ha la torta millefoglie per il compleanno di Mariolina, speriamo non si sciolga, sono spettinata, ma che bello. E quei due sulla reno quattro? Banalissimo, lei sta pensando all’esame e che non lo ama più, lui le tocca i capelli con la coda dell’occhio e lei cambia idea, e noleggiano un film abbastanza pesante o stupido così da non doverlo guardare.
E poi ci sono i film autobiografici: di tutte le macchine nelle quali mi immagino tra enne anni con ics icspressioni, sempre in ritardo.
Poi ripartono: sgommando, slalomando, parolacciando. Di solito do la colpa alle sorelle, dalle quali tutti devono correre per bloccare flussi di fluidi con i soliti idraulici (che infatti arrivano sempre in ritardo). Forse perché sono figlia unica (e Chinaia non può passare al Frosinone).
Sto cercando di insegnare alla mia macchina a partire in terza. Si spenge. Clacson.
Mi raccomando, non usare gli abbaglianti incrociando gli altri veicoli.
c.