Daaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeo o o o o o Eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeemmmmmmmmmmmmm m m m m Taaaaaaaaaaaa a a a a a a a a a a a a a a a a a
Flog, Firenze, sedici marzo del sei.
Ancora le ventuno sono diventate almeno le ventidue e venti. Ma non è propriamente come fare la fila dal dottore, quindi nevermind, come direbbe kurt. (e poi sto così bene che il tempo va da sé, facesse quello che vuole, nell’ubriachitudine del cuore non c’è presto e non c’è tardi).
L’ho detto quanto mi piace la flog? Quanto mi piace la flog? Tantissimo. Sarà che è piccolo caldo e scuro, che i tetti sono bassi e ci sono le travone di ferro che fanno tanto work in progress. Sarà che chi canta lo potresti toccare tanto e vicino, o tirargli un pomodoro, un indumento, un bicchiere di vino. Sarà l’idea che ligabueluciano non c’è mai stato e ramazzottieros neanche (l’idea snobbissima della nicchia in somma tutto). Sarà che ci venivo negli anni primi dell’università. Sarà che ci mi sono sempre divertita. Sarà che mi fa ridere dismettere i mocassini e la codadicavallo rispettosi dell’istituzione e infilarmi i pantaloni colle tasche caduti (per via della magritudine) e una canottierina e mettermi il kajal sotto gli occhi (e infatti rido).
NE BIS IN IDEM. Non posso usare gli stilemi della chiarecensione uno (afterauars) apri parentesi (la chiarecensione uno si è persa nello spazio siderale, qualcuno sa come fare a trovarla? Chiudi parentesi) riapro parentesi (come si chiama un frate colle gambe arcuate? Fra’ parentesi. Chiudo parentesi). Riapro l’ultima parentesi (mi ricordo che una volta in un tema usai non solo le parentesi tonde, ma anche le quadre e le graffe: in ordine di importanza. Sovrastrutture. Chiudo).
Dicevo che non posso usare lo stile della chiarecensione uno. Quindi parto dal voto.
SETTE.
Incredibile? Infatti non ci credevo neanche io. Non me lo aspettavo affatto. E invece, a conferma della imprevedibilità irreversibile delle cose. Performantissimi. Ben più che da morti (rectius: dal vivo ancora meglio che dal ciddì). Voce molto strascicata maledettamente poetica e colle vocali assai lunghe. Poi la barba fa quel non ho tempo per i miei non pensieri che ci piace.
A questo punto dovrei dire qualcosa sul bassista. Il lettore attento si aspetta un “allora non lo dico”. E invece si. O meglio, il bassista è prestato alla causa dai pgr ex csi ex cccp, e quindi si dice da solo. Io lo ricordo e basta.
Hanno solo azzardato dieci minuti impazziti di randevù jimiendrixiano, in cui come ha detto il piccolo che stava a pogare davanti, la chitarra faceva robba coll’amplificatore, si orizzontalizzava e distorceva gli animi già distorti. Ma gli si per dona tutto.
Anche perché, le canzoni
Me le hanno fatte tutte.
Apertura misticamente morbida con LIEVE (che è la canzone del cuore di una coppia destinata al successo). Forse, davvero, ci piace, si ci piace di più.
Proposizione o proponimento non pesante e neanche pedante di bianco sporco che la loro ULTIMA FATICA (ma sono scema?). In particolare ci piace (si ci piace di più) mi succhi, amen, bellezza. Soprattutto amen.
E poi e poi e poi? La colonna sonora di tutti giù per terra
E soprattutto, sottosopra.
Suspance
Trepidazione
Dubbio
Speranza
Al terzo bis, prima di accendere le luci
Ta tan: nuotando nell’aria
Con le cui note immaginate passo e chiudo
“Pelle: è la tua proprio quella che mi manca in certi momenti e in questo, momento è la tua pelle ciò che sento, nuotando nell’aria.
Odori dell’amore nella mente dolente,tremante,ardente, il cuore domanda cos’è che manca perché si sente male,molto male, amando,amando amandoti ancora.
Nel letto aspetto ogni giorno un pezzo di te un grammo di gioia del tuo sorriso e non mi basta nuotare nell’aria per immaginarti: se tu sapessi che pena.
Intanto l’aria intorno è più nebbia che altro l’aria è più nebbia che altro.
E’ certo un brivido averti qui con me in volo libero sugli anni andati ormai e non è facile dovresti credermi sentirti qui con me perché tu non ci sei
mi piacerebbe sai sentirti piangere
anche una lacrima per pochi attimi”.
c.