Archivio mensile:aprile 2006

Taglia e Cuci.

Ci sono Luoghi Comuni, come le piazze, le strade, i mercati.

E ci sono luoghi comuni sulle donne.

Uno di questi è che le donne quando succede Qualcosa, fanno Qualcosa ai capelli. In questo caso il luogo comune sulle donne diventa luogo comune alle donne: il Parrucchiere.

I parrucchieri sono soggetti misteriosi, con un Analfabetismo Di Ritorno fintissimo idoneo ad oscurare il loro irrefrenabile spirito di iniziativa creativa: per cui gli chiedi di farti un ciuffo morbido, e ti ritrovi con una frangetta che neanche san martino. Gli chiedi di spuntarti i capelli per toglierti le doppie punte, e non riesci più neanche a farti la coda, di cavallo (hi hi hiiiiiiiii). Gli chiedi un riflesso naturale e ti ritrovi più bionda di britnei spirs (appproposito, che pubblicità terribile, l’ho vista ieri sera al cinema all’era glaciale due. Ho pianto anche lì – per il cartone, non per la pubblicità -: possibile che se un cucciolo di mammut si perde io piango??? Ma questo è un altro capitolo).

L’analfabetismo di ritorno (che maschera da “non avevo capito” le loro intraprendenze) si accompagna nondimeno ad una incredibile Capacità Di Analisi In Andata: nel senso che quando io Ando dal parrucchiere, riesco a raccontargli tutta la mia vita (emotivo sentimentale, si intende, nessuno vuole parlare di diritto con me). Come nUoto ai più, io non sono un elemento particolarmente riservato (anche se dico un sacco di bugie, ma anche questo è un altro capitolo): per un misto di protagonismo ed infantilismo, racconto davvero tutto. Ma potrei raccontare davvero tutto, anche perché come diceva Uno, non bisogna avere paura delle parole (e delle parolacce?). Capote Truman in colazione da Tiffany sostiene (in un punto imprecisato al quale non ho fatto l’orecchietta di guisa che mi è impossibile rinvenirlo, a meno di non voler rileggerlo tutto, il che mi piacerebbe assai, specie la parte sulle paturnie, ma non è questo il momento), T.C. sostiene parlando di Holly (che caratterialmente mi assomiglia Proprio, e anche quanto a bon ton, e anche quanto a), insomma questo: che le persone estroverse pronte a parlare di sé reagiscono male alle domande dirette. E quindi? Quindi le domande dei parrucchieri su: “Sei fidanzata? Da quanto tempo? Sei felice? Cosa fate? Ecc. ecc. (salute)” mi danno noia. Questo non mi ha impedito, tuttavia, di raccontare le tappe e le tOppe più significative della mia vita.

Giovedì.

Quando, per l’appunto, sono andata dal parrucchiere. Che non ci vado mai, per i suesposti Attentati Alla Mia Privacy Ed Alla Mia Capigliatura. E perché in questo borgo non natio e non selvaggio non ho un parrucchiere. (vogliamo parlare dei parrucchieri in Sicilia? Di questa estate quando una tipa è venuta a tagliare i capelli a me e alla mia cugina preferita in campagna – a proposito, ciao cugina preferita!!! – e noi ci siamo fatte trovare con i capelli già lavati, zac taglio, e poi: non importa la piega tanto vado al mare ah ah ah, faccia della parrucchiera un po’ sgomenta, e comunque solo tre euri, incredibile. È un argomento interessante, ma non ne vogliamo parlare, adesso).

E Così Vado Random, come i miei emmeppitre su i-tunes, di stazione in stazione, di porta in porta, di parrucchiere in parrucchiere. Quando ho le ottave punte per colpa della piscina e del fon (pensi davvero che potrei scrivere phon?). E quando devo proprio.

Ma è stato divertente, questa volta. Dalle ore 13.30 alle ore 17.30. Mi hanno portato due caffè, due bicchieri di h2o. Per la verità avevo chiesto anche un prosecco, che ci stava bene, ma a quanto pare non è compreso, si sono un po’ stupiti. Si sono stupiti anche quando, dovendo aspettare Samantha (giuro che non me lo sono inventato, Samantha con l’acca, poi dici che uno non è predestinato, come sono cattiva, Bertinotti mi censurerà), Samantha con il suo riflessante tra venti minuti, sono uscita con i capelli nel turbante (conTurbante) a fumare una galuas e fare una piccola telefonata rassicurante, giusto per sentirmi dire che qualunque cosa fosse successa alla mi testa sarei stata comunque bella (comunque bella, come la canzone di battisti lucio che mi piace un sacco: “non ti chiedo perdono perché tu sei un uomo”).

Ho chiesto anche a Nicoletta la taglia testa se ero a rischio sansone: tu mi tagli i capelli e io perdo la forza (oscura): divento stupida e\o antipatica, ma lei non mi ha rassicurato, anci mi ha lanciato una tipica occhiata maseiscema.

Insomma (d’amore). Insomma poi dicono che L’astrologia È Una (Mozzarella) Di Bufala. E invece. Mi ha tagliato i capelli una tipa della vergine (grandi doti di precisione e devozione). Me li ha riflessati una tipa del sagittario (il fuoco è creatività e intraprendenza). Me li ha asciugati uno del leone (solito fuoco). Non so chi me li ha lavati perché non si può interrompere chi ti massaggia i capelli così bene che quasi quasi quasi mi addormento.

E quindi ora sono sempre lunghi, un po’ più scalati e con tenui riflessi cioccolato caldo, giusto giusto perché le punte sono ancora più chiare per la solita colpa dello iodio, e così diamo più uniformità (questa storia della uniformità, poi. E la famosa ricrescita? Dico io, è ovvio che se hai i capelli neri e ti fai le mescscscsc bionde, dopo un mese sembri una zebra o la maglietta di una squadra di calcio!!!! bisogna rispettare tendenzialmente i voleri e i colori che madre natura ci ha dato, adattandoli alle nostre forme, Perdindirindina)

Dimenticavo.

Cosa è successo perché io andassi dal parrucchiere?

Niente.

Ma qualcosa sta per succedere.

Del resto, come dice Una figa (che nel caso di specie sarei io, ma non posso certo scrivere: come dico io, figa):

Qualche Cosa Succede Sempre.

c.

LiBro LibEro

PRIMA PARTE

poi dice dove va.

DisPensa

POESIA TRISTE (un po’)


Beate le patate

Che non hanno bisogno

Della Terra

Per

Mettere le Radici

c.

La posta del Cuore

Cara Chiara,

sono un disastro con gli uomini.

Da una settimana sto uscendo con un tipo nuovo, mi piace da morire,

ma ho paura di sbagliare tutto, di nuovo.

Ad esempio,

quanti messaggi si possono mandare al giorno?

Disperata e innamorata,

Topolina ’81.

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Cara Topolina Ottantuno,

ti suggerirei innanzitutto di cambiare pisseudonimo: dopo i 14 anni non fa più pensare a Minnie, infatti. Ti pregherei inoltre di evitare il Cara Chiara, che è assai cacofonico. Ciò premesso, possiamo ricominciare dacccccapo. Ti chiamerò col tuo vero nome che non conosco perché sei anonima a statuto speciale, ergo userò il tuo vero nome secondo me.

Cara Eleonora,

Hai davvero un bel nome. Non a caso, la mia sedia a dondolo, che ho dipinto di arancione (perché all’epoca l’arancione era il mio colore preferito, e, peraltro, lo è tuttavia) si chiama Eleonora, ed è uno dei rarissimi casi in cui una cosa mia non ha un nome in rima Baciata (del resto, gli unici nomi a fare rima con dondolo sarebbero stati i sette nani). Ma entriamo nel vivo del problema come corpo morto cade.

L’altra sera ho visto “A casa con i suoi” (l’ho visto solo perché c’è la ex Carrie. E comunque, dal momento che il mio film preferito è “LA RAGAZZA SUL PONTE”, posso anche vedere una stupida commedia, o no?). Tra me e me (o tra me e il mio vicino di poltrona destro) pensavo che due cose sono state la rovina dell’uomo medio tra i 25 e i 35 anni: il Non Militare (dal momento che la guerra fa male e non ci piacerebbe mai, è ovvio, da questo momento posso anche dire, invece, che un po’ di disciplina e fatica fa l’uomo Uomo), e i film di Vudi Allllen, con quella indulgente, insopportabile tendenza alla autocommiserazione.

Ma non disperare.

NON CI SONO UOMINI IMPOSSIBILI, SOLO ADDOMESTICAMENTI LUNGHI (devo ricordarmi di fare un brindisi con questa frase colle mie amiche quanto prima).

E siccome ho quasi sempre preso quello che volevo, ho l’autorevolezza sufficiente ad introdurti nella FENOMENOLOGIA Del Breve Messaggio Di Testo.

a) Quanti messaggI si possono mandare al giorno??? QuantI??? MessaggI??? Nella prima settimana??? Eleonora cara, i ruoli sono ruoli e se lo vuoi cuocere bene bene il plurale è assolutamente incostituzionale. Possiamo adattare la kunderiana regola del tre al mondo messaggio. Il primo mese si può mandare un solo messaggio al giorno, preferibilmente non di propria iniziativa. Fanno eccezione i messaggi meramente organizzativi, ovvero quelli prodromici alle uscite. Ma, GENTILMENTE, evita di mandare messaggi che richiedono una risposta quando una risposta non è necessaria. Ad esempio: lui: “ti passo a prendere alle cinque”; lei: “ok. Allora ci vediamo più tardi?”. Fanno eccezione gli scambi lunghi ove siano particolarmente intelligenti e ti consentano comunque di fare la preziosa. Il secondo mese si applica la stessa regola. Il terzo mese c’è un po’ più di libertà, ma eviterei di essere troppo appiccicosa. Il programma “sono dolce, ho bisogno di te” di cui prima o poi parleremo, scatta più in là. In ogni caso, non supererei mai i due tre messaggi al giorno, almeno fino al settimo mese, salvo eccezioni da valutare caso per caso, caso al quadrato.

b) Stile. Eviterei tutte le storpiature, del tipo Qndo, Cme, Xkè, Nn, et similia. A fronte di un risparmio miserrimo (un carattere o due al massimo), il rischio “vivo border line dalla grammatica, dalla sintassi, e preferisco l’orticoltura all’ortografia” è altissimo. Non possiamo tollerarlo.

c) Orari & Tempi. Questo è un profilo quasi sempre trascurato, eppure di risolutiva importanza. Le parole che sentiamo sono diverse a seconda dell’altezza del sole e della mole di pensieri che ingombra la nostra mente (mi sento un po’ Natalia Aspesi). E quindi si preferisce non inviare messaggi nel momento in cui il ricevente potrebbe essere superimpegnato (a meno che non sia un impegno emotivamente difficile, in questo caso il messaggio può assicurarti un utilissimo bonus diecipunti). Tipo alle 9.45 di mattina. O in momenti di stallo mentale, ad esempio alle 2.37. La fascia oraria ottimale va dalle 17.56 alle 19.27. Quando i doveri stanno finendo, e la giornata volge alla fine, il tramonto si avvicina e monta (…) la voglia di dolcezza. Non più tardi delle 7.30 perché poi scatta l’impegno aperitivo cena ecc. ecc. (salute). Appena il gradiente di confidenza aumenta, c’è la possibilità di inviare messaggi in notturna: dalle 23.30 alle 4.00. Questi messaggi hanno il vantaggio di essere letti con alcool o sonno in corpo, e quindi di sembrare sicuramente più sensuali o teneri. E di fantasticare su “COSASTARÀFACENDOAQUESTAORA?”.

Ah, dimenticavo. Non è necessario rispondere immediatamente, quando ti arriva un messaggio. Il galateo prescrive di attendere tra i ventritre ed i trentadue minuti. Un po’ di suspance, insomma. Sempre con misura, senza tirartela troppo. E ovviamente purché non si richiedano informazioni urgenti: ad esempio se quel poverino è in farmacia e ti ha chiesto come si chiama un antibiotico, o se vuole sapere a che ora passare a prenderti ecc. ecc. (salute. Questi pollini).

Per un primo approccio ritengo possa bastare.

Adesso, Ti prego, non copincollarmi qualcosa alla Ferradini Marco del tipo “non esistono leggi in amore”, basta essere quello che si è. NON C’ENTRA LA TATTICA, SOLO CONOSCERE I (PROPRI) POLLI E NON FARE LA GALLINA.

ChiàCChiriChì

(Paloma).

Postilla:

Tutto questo vale solo per la fase ti accalappio facendoti credere che sia tu ad accalappiarmi.

Appena scatta xxxxx non ci sono limiti alla indecenza emotiva, puntini puntini.

c.

The Rainbow Connection – Kermit the Frog

flash back: sorridere!!!!

io mi ricordo i muppets,

e mi ricordo kermit (soprattutto in quanto rospo),

e mi ricordo questa canzone.

il sole l’altalena e il cuore in gola.

c.

Why are there so many songs about rainbows

And what’s on the other side?

Rainbows are visions, but only illusions,

And rainbows have nothing to hide.

So we’ve been told and some choose to believe it

I know they’re wrong, wait and see.

Someday we’ll find it, the rainbow connection,

The lovers, the dreamers and me.


Who said that every wish would be heard and answered

When wished on the morning star?

Somebody thought of that, and someone believed it,

And look what it’s done so far.

What’s so amazing that keeps us stargazing

And what do we think we might see?

Someday we’ll find it, the rainbow connection,

The lovers, the dreamers, and me.


All of us under its spell,

We know that it’s probably magic…


… Have you been half asleep? And have you heard voices?

I’ve heard them calling my name.

… Is this the sweet sound that calls the young sailors?

The voice might be one and the same

I’ve heard it too many times to ignore it

It’s something that I’m s’posed to be…

Someday we’ll find it, the rainbow connection,

The lovers, the dreamers, and me.


Laa, da daa dee da daa daa,

La laa la la laa dee daa doo…

fatemi fare la quindicenne per 7,5 minuti

sto pensando all’articolo 37 legge tar, non posso postarmi (se si dice così) Però mi hanno spedito i campi di fragole per sempre cantate da ben harper, ho setteminutiemezzo per pensieri BANALI come una BANANAsplit. con questa canzone il mio HARD disc che è pieno di donnine e omini nudi che fanno orge di applicazioni e file, incuranti dei virus perchè stanno in un ambiente MAC-canicamente protetto (anche senza norton profilattico), il mio hard disc è euforico e anche io. senza perché percome perquando e perquindi. fintantoché ai miei pensieri neri basta un pò di sciopping, di uovodipasqua residuo, di sesso, quattro vasche in piscina o mezzoretta sul tappeto rullante per ricordarsi che nel nero ci sono tutti i colori. fintantochè i miei pensieri neri sono fortunati ad essere neri per così poco e lo sanno. fintantoché siamo vivi e menomale. fintantoché essere lunatica e metereopatica e umorale e uterina è un privilegio. allora in questo esatto secondo sono felice e non voglio distrarmi. e se laibeniz si quotasse in borsa mi investirei tutta.

e beccati anche questo quando certo qui non te lo aspetti

Ti AMInoAcido,

la tua Proteina.

torno a lavorare

(ma prima faccio una corsa nel corridoio, se non c’è nessuno)


c.

vuoti di memoria (a perdere)

Appunti

A Punti

ApPunto

Cosa mi Ha Punto?

Devo ricordarmi.

Di bere acqua.

Di INspirare (qualcosa) con il naso e di ISpirare (qualcuno) colla bocca.

(Devo ricordarmi di respirare perché così la pillola va giù).

Devo ricordarmi che devo sempre ricordarmi qualcosa.

Non vale mettere l’orologio a sinistra perché il mio orologio sta sempre a sinistra

Ma non per questo sono mancina

(E anche se non sono mancina non sono cretina).

Devo ricordarmi che i nodi nei capelli non servono a ricordare.

Tutti i nodi vengono al pettine.

Ma.

Una gassa Damante si scioglie Se Voglio.

Una gassa di Amante si scioglie Se Vuole.

Una gassa Diamante di sicuro Non Si Scioglie.


Una

Gassa

Grassa

Grande

Grandine

sul mio Granducato di pensieri

Si è Abbattuta Mi ha Sbattuto Ho Sbottato

E ora ho anche l’emisfero sinistro Sbottonato Da

Te

(o Me?).


c.

ChiaRecensione III: QuintoRigo (sei meno un quarto)

Per avere uno “stacco di coscia” più lungo basta mettere una minigonna? Un po’ si (purché esista, naturalmente, una buona base di partenza). L’importante è (oltre che chiamarsi con il nome giusto, e in mancanza puoi Pronunciare Il Mio Nome Contro Ogni Sventura, essendoMi sensitiva e lenitiva) l’importante è metterci sotto le ballerine. Del resto, la staticità dei piedi non si concilia in nessun vaticano con la mobilità delle idee, non per nulla gli aristotelici peripatetavano (sopra i diciotto anni potevano anche paripateNtarsi). Forse all’uopo dovrei mettere il mio machiavellico mac su un carrellino della coop e scriverci mentre cammino.

Cosa Mi stavo dicendo? Che ieri sera giustappunto sono stata alla flog (a questo punto sembra proprio che io vada alla flog con una periodicità degna della tabella degli elementi, e se questa frase non ha nessun significato, nella mia memoria storica invece si). Cioè, che le mie ballerine verdi volevano uscire, allora ho disseppellito una magliettina verde e per non sembrare un albero mi sono messa la gonna gins che ho comprato lo scorso agosto a Marsiglia (“a che meraviglia sembra di essere a Marsiglia, c’è un enorme parapiglia, che ricorda la quadriglia…”), e SICCOME AVEVO LE BALLERINE VERDI sono andata alla flog. Come vedo il cerchio si quadra e si inquadra. E cosa sono andata a sentire alla flog? Mi chiederò, ove me lo fossi dimenticata a causa di quel Cosmopolitan che era assai pieno di rum. E mi rispondo anche, dal momento che il rum ha trovato degli ottimi Ammortizzatori Sociali Nelle Patatine Al Formaggio (sono allergica al formaggio, ma a quanto pare nelle patatine al formaggio il formaggio è finto, perché non mi fanno una cippa, come direbbe L.M.), e quindi mi ricordo.

Ieri sera c’erano i QUINTORIGO. (mi verrebbe da aggiungere sestoquadretto, ma non fa ridere) e questo mi dà il (doremifasol) LA (si?) per considerazioni sparse le trecce morbide e quindi anche accusative alla greca. O, si vu ple, per considerazioni sparse ed arse come le tamerici. Oppure sparse e tendenziose come. Come [ : Spazio Per Sospiro].

Insomma i Quintorigo non li conoscevo. Cioè, sapevo che esistono e che contaminano generi e species. Mi sembra ovvia l’allusione al pentagramma. Il quinto rigo è FA in chiave di violino, LA in chiave di basso. Dovrei dire qualcosa sulle mie chiavi di casa (ho cambiato portachiavi), ma non è pertinente.

Hanno cominciato con un ritardo piccolissimo (e questo dato è di sommo rilievo, a fronte degli ultimi Sconcerti),e tutti eravamo molto seduti – il che non è molto da flog, ma dà un’atmosfera un po’ fumo jazz cinema Parigi. E soprattutto le sedie verdi stanno bene con le mie ballerine, e stare seduti mi consente di monitorare la mia gonna (sono diventata più alta da agosto ad ora?).

I Quinto Rigo sono cinque. E questo ha un senso. Tre archi, un fiato (più audace degli archi) e una voce. I primi trentasette minuti sono stati molto belli: questi virtuosismi un po’ coverevoli e lievemente surreali. Poi c’è questa canzone che si chiama Rospo, che non può che piacermi posto che io sono la Rana Dalla Bocca Larga. (a questo punto qualcuno dovrebbe istantaneamente aggiungere che ho una bocca bellissima, il che, del resto, è vero.). sul tema cfr. anche le Rane dei Tetes De Bois. Anche i restanti minuti sono stati belli.

Solo che.

Non so come dirlo.

Mi dispiace anche.

Vabbè, se non ora quando?

Ecco. Le donne che cantano – salvo le eccezioni cosmiche -. Mi stuccano e mi stancano dopo cinque canzoni quando va bene. Ci sono le eccezioni cosmiche tipo chessò io Joplin Janis, Mina Sala, Consoli Carmen (in limine peraltro). Ma mi stancano i gorgheggi, e il tono vagamente lamentoso (per non parlare del novantacinque per cento dei temi inutilmente diabetici). Del resto, i quinticosi avevano un cantante maschio e si sente da un po’ di testi. Poi lui è andato via e loro hanno preso questa qui. La quale, incidentalmente, ha anche una bella voce, ma si concia male: un pomeriggio di sciopping con me e le farei guadagnare 10 punti mibbbbtelll (a tacere della frangetta, che se non sei più o meno come mila jokovokovich, direi anche di non fartela). E poi ha una irresistibile tendenza al canto gregoriano. Se invece tornassero ad avere una voce maschia bassa ma non troppo sarebbero moltissimo meglio.

Ad ogni modo, voto Sei E Due Quinti.

Mi sono rallegrata.

E poi, colla gonna si possono accavallare le gambe.

c.

“Libero dentro

un mondo di favole

vittima di un incantesimo

baciami

sì, ho detto baciami

voglio tornare ROSPO”

cavoli e cicogne: il parto è tratto

un lupo rincorre una pecora e la pecora dice beeeeeee, beeeeeee, beeeeeee, beeeeee.

il lupo acchiappa la pecora, e la pecora dice beh. beh. beh.

che dire.

anche io (anche rispetto a chi? a qualcuno di sicuro) mi aspettavo una campagna elettorale più mancina, con posizioni meno diagonali e più verticali.

e anche più facili.

perchè la politica la capisci quando è semplice, come il pane, e il circenses non serve.

avrei voluto sentire quelle frasi da libro di storia della scuola media, che mi spiega per la prima volta il comunismo e la socialdemocrazia.

avrei voluto quattro paletti dritti e fermi attorno ai quali avvolgere tutte le matasse e i paralipomeni.

metafore da atletica leggera sulle condizioni di partenza.

aforismi sul merito che è meritevole di tutela solo se uno si muove rispetto a.

pensieri più resistenti e la costituzione sbattuta in faccia.

il resto lo avrei voluto sentire più dopo e più coerente: e non perchè la mattina a colazione mi inzuppo un pensiero nel tè, e anzi foierbac mi sta anche simpatico, ma le cose che si devono fare si fanno meglio quando.

avrei voluto UNO SPECCHIO PER RIFLETTERE E NON PER RIFLETTERMI con il mio orticello semiperfetto e ordinato.

avrei anche voluto una maggioranza più unanime. (non – non dormire stanotte, svegliarmi ventimilavolte sotto i mari. non lavorare da casa stamattina per controllare il sito dell’ansa bloccato e la televisione inspiegabilmente piena di programmi che ti spiegano come fare l’omelette perfetta).

certo che non mi aspettavo lo zero virgola qualcosa di differenza, e pensavo di avere vicini di casa più intelligenti.

però è andata.

e adesso non ne voglio vedere musi lunghi, delusi e sconsolati. i ma, beh, forse, però, insomma possono aspettare.

voglio un’allegria rossa ed euforica. magari anche incosciente e in alcuni passaggi superficiale. ma emozionata e rivoluzionaria.

se le rivoluzioni non iniziano senza un ballo, ci sono anche cose punk che cominciano come un soft pop, ma poi.

il mio primo bambino quando sarà (ma sarà entro una leggggislatura) non rischia di ricevere una lettera di benvenuto da un presidente del consiglio destrOrso, e questo è meraviglioso.

stasera grandi salti:

mettete la sindrome da torta sacher in frigorifero, vi prego, e fatevi bastare il vino rosso.

c.

alla cicogna si sono rotte le acque, manca poco

(im)possibile che siamo tutti qua ad aspettare il voto degli italiani all’estero?

chissa è a zita, cu a vole sa marita

(trad. in polentonio: questa è la fidanzata, chi la vuole la sposa – e quindi, in senso traslato, questa è la situazione colla quale fare i conti)

nelle more (alde), nelle fragole (bergman), nei lamponi (morandi? ops) e nei frutti di bosco tutti,

ascoltiamo ivano che non suona invano,

(sospesi sul divano ad apettare il responso dal ministero strano)

(Italiani d’Argentina)


Ecco, ci siamo

ci sentite da lì?

in questo sfondo infinito

siamo le ombre impressioniste

eppre noi qui

guidiamo macchine italiane

e vino e sigarette abbiamo

e amori tanti.


Trasmettiamo da una casa d’Argentina

illuminata nella notte che fa

la distanza atlantica

la memoria più vicina

e nessuna fotografia ci basterà.


Abbiamo l’aria di italiani d’Argentina

oramai certa come il tempo che farà

con che scarpe attraverseremo

queste domeniche mattina

e che voglie tante

che stipendi stani

che non tengono mai.


Ah, eppure è vita

ma ci sentite da lì?

in questi alberghi immensi

siamo file di denti al sole

ma ci piace, sì

ricordarvi in italiano

mentre ci dondoliamo

mentre vi trasmettiamo.


Trasmettiamo da una casa d’Argentina

con l’espressione radiofonica di chi sa

che la distanza è grande

la memoria cattiva e vicina

e nessun tango mai più

ci piacerà.


Abbiamo l’aria di italiani d’Argentina

ormai certa come il tempo che farà

e abbiamo piste infinite

negli aeroporti d’Argentina

lasciami la mano che si va.


Ahi, quantomar quantomar per l’Argentina.

La distanza è atlantica

la memoria cattiva e vicina

e nessun tango mai più

ci piacerà

Ahi, quantomar


Ecco, ci siamo

ci sentite da lì?

ma ci sentite da lì?

come un uomo che aspetta la cicogna nel corridoio


perchè nessuno mi intervista quando esco dal seggio,

come li fanno questi spogliarelli sistematici????

(del resto, nessuno mi chiede cosa guardo alla teVelisione,

forse perchè non ne guardo, ma che ne sanno i marinai)

incrocio le dita

mi annodo i capelli

ho addosso una cravatta ROSSA e anche l’underwear

non ho candele da accendere perchè niente repubblica teocratica

tocchiamoci………….

sarò buona

non dirò più bugie

terrò la casa in ordine

aumenterò la mia produttività marginale.

smetterò di fumare?

Salto con l’HASTA SIEMPRE

(intanto questa volta).

dalla nostra corrispondente a parigi

“cerco il pom**no perfetto” – da new rose hotel

io?

cerco l’abbraccio perfetto,

novello aleph emozionale

(ogni tanto, oggi?, mi sembra di averlo visto)


baiser

julie picouly

spunti e spuntini

saltando di palo in frasca oppure di paolo in francesca, galeotto fu uno che scappò di galera, lo riacciuffarono (e lui si impiccò, perchè non voleva restare in prigione vent’anni lontano da te).

ecco cosa è successo I:

il concerto dei baustelle, graziosi questi cani che abbaiano al cielo. ho già scritto dell’auditorium flog, ho già scritto dei miei centimetri di giudizio, ho già scritto che mi piacciono i ritardi che ti fanno fare cose nel frattempo. ad esempio inzuppare le patatine al formaggio nel cosmopolitan. io sono allergica al formaggio (chissà qualcuno volesse farmi venire uno scioc anafilattico,come quel film colla aspirina non mi ricordo)  nondimeno, un ritardo di due ore e cinquanta minuti primi è un po’ troppo, neanche i quin a wimbledon, oppure federer roger a wembley, neanche le mie amiche in ritardo, neanche io in ritardo, neanche riccardo che gioca a biliardo con un sorriso beffardo e gagliardo quando mangia un savoiardo. forse avevano gli orologi col fuso orario del triangolo delle bermuda. a sproposito, c’è un nesso tra il triangolo delle bermuda, il mistero di atlantide e quello di ustica (comandante un aereo che cade, esprimi un desiderio)? ad ogni moto (perpetuo), sono arrivati in ritardo di tutto quel tempo, senza scusa. se io cantassi arriverei con ventinove minuti di ritardo e basta. se mi sposassi arriverei con tredici minuti di ritardo, giusto per, ma non troppo. e quindi, concerto di mezzanotte. lei ha una voce che mi piace, lui un po’ meno. le canzoni ci piacciono, si sa, sennò non saremmo stati. soprattutto “Mi telefona promette che mi rapirà mi porterà al cinema è la mia droga non mi può far male”. E pppoi ovviamente “Emotivamente instabile, viziata ed insensibile”. mi fa pensare: come eravamo a quindici anni? come adesso, solo che non lo sapevamo. non mi ricordo del bassista, si vede che era troppo alto per me. (che comunque non sono affatto bassa, per essere una donna).

le guerre, comunque, non finiscono mai, come le storie d’amore e come gli esami, a differenza della nutella e degli orgasmi (fate un po’ voi). cambiano i modi e cambiano i fini (cfr. Cicciccippi: La guerra è fredda – la guerra è limitata – la guerra è endemica – la guerra è ciclica – la pace è calda – la pace è contrattata – la pace è labile – la pace è ciclica; oppure effeggi: la guerra è bella anche se fa male). e questo funge (piove. tra funghi: sei un ombrello o fungi da obrello? FUNGO), funge da leit motive per ecco cosa è successo II:

il coltello nella piaga:il caimano. catalizzata come una marmitta che può ancora circolare dal film nel film la mia E-reazione numero uno è stata per la storia del lego. ognuno ha i suoi turbamenti e i suoi traumi. il mio riguarda le famiglie che franano. e i piedini che camminano sul chilometri di lego, cercando il pezzettino (dodici, piatto e giallo) che ci illuda che tutto possa essere ricostruito, quei piedini e quel lego sono più forti del battito di ali della farfalla, che fa crollare una montagna e mi tiene sveglia tutta la notte. e così è. il nostro corpo, poi, è fatto al novanta per cento (90*100=9000. novemila cosa???) di acqua. il che spiega perchè possiamo piangere così tanto prima che qualcuno riesca a chiudere il rubinetto. e a evitare la mia totale disidatrazione. però questo è un problema mio. invece la rivoluzione è un problema che riguarda tutti. e per questo, nonostante la valanga di “com’è il caimano?” “INSOMMA”, a me è davvero piaciuto. proprio. il soggetto si presta a un facile umorismo pirandelliano, quello trisitemente comico che ti fa ridere se uno scivola su una buccia di banana. il Enne Emme però rende quel soggetto. non troppo nè poco. e poi Enne Emme che canta in macchina è sempre Enne Emme che canta in macchina. Ed è sempre il tempo di fare commedie. Ed Enne Emme che fa il cattivo? e la rivoluzione reazionaria? (tra povera patria di f.b., e viva l’italia di f.d.g.). see you later alligator….. in a while crocodile (speriamo di no).

ma nel frattempo il leit motive (latte e motivo) mi porta al ecco cosa è successo III:

V per Vendetta. che certo è un po’ fumettone. ma mette proprio aria di rivoluzione. a volte le cose si sbloccano solo con uno sturm und drang, perchè ci vuole V come Va****lo, oppure V come Vuoi fare qualcosa cosa quella cosa proprio quella è tempo e non poniamo più tempo in mezzo. e il mio flusso di incoscienza si attacca a due cose:

un pezzo di film: “Una rivoluzione senza un ballo è una rivoluzione che non vale la pena di fare”.

e poi, GIA’ CHE ci siamo, GIACCHE non ne abbiamo più perchè è primavera:

un pezzo di questa canzone degli Skitikis: “Anarchico è chi decide di amare davvero”.

degli skifitikis mi piace un sacco anche il rifacimento di  l’importante è finire, che mi riprende Mina e una mina mi riprende le guerre e le guerre mi riprendono  la rivoluzione.il cerchio si chiude o riparte, ma l’importante è pro temporaneamente, interrompere il flusso di parole a vanvera o a fanfara.

c.

 

poisson d’avril

Poisson d’Avril.

ma il sole è in ariete

(in ControLuce)


A.A.A. Antilogia Antinomia Antitesi cercasi ma solo per oggi

Contraddico l’Opposizione e mi ContrappongO

ridevo talmente forte che ho preso a singhiozzare: ControFigura

ho corso così bene che pensavo di morire: ControVento

certo che ti amo ma ti devo mollare: ControParte

è lui o non è lui: ControIndicato

sto perfettamente ma vado via: ControMano

sono un gatto ma preferisco i cani: ControPelo

parlando al futuro del passato del verbo fare: ContratTempo

sono sicura ma non posso sbilanciarmi: ControMisura

sono nella squadra ma non voglio più giocare: ControPiede.

La decido la rima? La metto dopo o prima? (Controverso)

Cambia i ricambi (ContrAssegno)

Forse è l’ultima riga ma non è l’ultima parola (ControSenso)

Oppure questa

Si.

(ContrOffensiva).

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