postilla alle donne tragiche

ai pastori erranti che me lo chiedono di nascosto.

sono (in) sana e salva

(come una pistola che ti saluta, a salve;

come un’ostrica che ti saluta, valve;

come un tortellino che affoga nel burro, salvia).

devo solo smaltire le pendenze (ed è difficile stando in pianura)

eppure la primavera mi fa venire voglia di scappare, se solo sapessi A QUO.

eppure la mia seconda donna tragica preferita (e la prima? arriverà)

mi attacca attaccamenti, se solo sapessi AD QUEM.

eccola,

AndroMACA in un’Amaca di Ettore

“Niente, per me, vale la vita:

non i tesori che la città di Ilio fiorente possedeva prima, in tempo di pace,
prima che gungessero i figli dei Danai;

non le ricchezze che, dietro la soglia di pietra, racchiude il tempio di Apollo signore dei dardi, a Pito rocciosa;

si possono rubare buoi, e pecore pingui, si possono acquistare tripodi e cavalli dalle fulve criniere;

ma la vita dell’uomo non ritorna indietro, non si può rapire o riprendere, quando ha passato la barriera dei denti”.

O.

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