Archivi giornalieri: venerdì, 23 giugno, 2006

XXII (il filo non lo cerco certo qui)

ossessione autobiografica per il VENTIDUE:

il mio giorno, l’inizio del passaporto, della prima carta di identità, del numero di matricola,
in tante camere di albergo.

cosa scelgo da uno a dieci?

UNDICI perchè è di più (e io non sono per le mezze misure, infatti il cinque come canale cinque mi sta antipatico).

undici perchè è un numero primo. undici perchè sono due uni vicini e romantici. e se non fosse Chiaro, diventa ventidue.

undici è il mio ono-mastico (a bocca chiusa, anche le gomme, sempre).

se poi faccio un consommé dei numeri della mia data di nascita torna 2-2, ventidue.


il ventiduesimo tarocco è il matto.

“Il fante di cuori che è un fuoco di paglia VOLTA LA CARTA il gallo si sveglia”

il matto è anche il numero zero infatti

“ma era bella, bella davvero, in via dei matti numero ZERO”.

(allora il mio civico numero è davvero 22*2,

QUARANTAQUATTRO come i gatti in fila per sei,

che quando undici vanno via restano in TRENTATRE e trotterellano a trento,

dica trentatre allora, oppure anni di cristo, sempre che qualcun altro non abbia ragione,
che il trentatre salta e saltano le tombole, le smorfie e i binghi solinghi,

ci resta il SETTANTASETTE, le gambe delle donne, il mio anno, la rivoluzione in francia corta,)

e allora?

“Mi alzo al mattino con una nuova Illusione, prendo il 109 per la Rivoluzione, e sono soddisfatto Un poco saggio un poco matto”.

e allora? sessanta minuti? (dipende dalla velocità, HO VISTO UN RE che a centottanta CHIlometri, faceva ventidue minuti)

e allora, il re (ah be, si bè):

allora BASTA chiamare lo SACCO MATTO,

che certo che impazzisce, il re, abbandonato da tutti, con una moglie regina che gironzola come un’ossessa nella scacchiera, mangiatrice di cavalieri,
e lui di casella in casella e di porta in porta, la sua massima compagnia è della torre quando fa l’arrocco barocco, prezzemolo e finocchio,

e allora facciamo che la partita finisce con la rivoluzione dei pedoni,

magari calvino nel castello dei destini incrociati postilloso lo dirà.


e intanto BASTA COLLE MATTANZE DI MATTI:

“Tu prova ad avere un mondo nel cuore

e non riesci ad esprimerlo con le parole,

e la luce del giorno si divide la piazza

tra un villaggio che ride e te, lo scemo, che passa,

e neppure la notte ti lascia da solo:

gli altri sognan se stessi e tu sogni di loro”.


c’è un caldo vento da sud che entra dalla finestra chiusa,

si chiama ventidue e se ne fa uno spiffero della concordanza.


c.

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