Lo so che periodicamente mi succede, lo sanno quelli che ho accanto.
Recentemente è successo con gli anacardi, con il gelato al pistacchio, con il ciddì dei non voglio che clara, con un paio di scarpe.
Succede che quando una cosa mi piace, MI PIACE. Scala brutalmente la classifica (non c’è il rischio che io non lo dica: è il gelato più buono che io abbia mai mangiato in tutta la mia vita. ad esempio).
E su quella cosa lì divento monotematica, come un violino a una sola corda.
Poi mi passa.
A volte.
A volte no.
E quindi lo so che capita che finisco un libro e per tre giorni dico a tutti:
– che è il libro più bello che io abbia mai letto in tutta la mia vita,
– che appena me lo dimentico lo rileggo,
– che devi assolutamente leggerlo,
– non mi piace consigliare libri ma questa volta ascoltami,
– che tra 40 anni (140?) sarà adottato in terza media come libro di narrativa (al posto di Verga e la casa del nespolo),
-…….
Lo so. Ma questa volta è diverso.
Ogni cosa illuminata, di Jonathan Safran Foer (Guanda, 2002)
è uno dei libri più belli che io abbia letto in tutta la mia luuuuunga vita di carta.
Fa ridere (ma ridere ridere)
Fa piangere (ma piangere piangere)
Fa pensare.
E’ un libro su ebreolandia e sui cattivi;
è un libro d’amore;
è un libro di storia;
è un libro di uomini;
è un perfetto esercizio di stile.
La trama non la scrivo.
Solo questa pagina ricopio:
“I 120 MATRIMONI DI JOSEPH E SARAH L
La giovane coppia si sposò per la prima volta il 5 agosto 1744, quando Joseph aveva appena otto anni e Sarah se, e mise fine al suo matrimonio per la prima volta sei giorni dopo, allorché Joseph, con somma delusione di Sarah, si rifiutò di credere che le stelle fossero unghie d’argento che tenevano appeso al cielo il nero paesaggio notturno.
Si risposarono quattro giorni dopo, quando Joseph lasciò un biglietto sotto la porta dei genitori di Sarah: “Ho riflettuto su quello che mi hai detto e credo veramente che le stelle siano chiodi d’argento”.
Misero di nuovo fine al loro matrimonio un anno dopo, quando Joseph aveva nove anni e Sarah sette, a seguito di una lite sulla natura del letto di Brod [un fiume].
Dopo una settimana si risposarono, stavolta aggiungendo ai loro voti quello di amarsi fino alla morte senza curarsi dell’esistenza di un letto del Brod, della temperatura di quel letto (ammesso che esistesse), e della possibile esistenza di stelle marine sul chissà -se- esistente letto fluviale.
Nei sette anni successivi misero fine al loro matrimonio trentasette volte, e ogni volta risposandosi con un elenco sempre più esteso di voti.
Divorziarono due volte quando Joseph aveva ventidue anni e Sarah venti, quattro volte quando ne avevano rispettivamente venticinque e ventitre, e otto (il record in un anno) quando ne avevano trenta e ventotto.
Al loro ultimo matrimonio contavano sessanta e cinquantotto anni, appena tre settimane prima che Sarah morisse di un attacco di cuore e Joseph si annegasse nella vasca da bagno
Il loro contratto matrimoniale è ancora appeso sopra la porta della casa che dividevano ora si – ora no – inchiodato all’architrave, e giù fino a strusciare contro la stuoia di benvenuto -SHALOM:
E’ con devozione senza fine che noi, Joseph e Sarah L., ci riuniamo nel vincolo indistruttibile del matrimonio, promettendoci amore fino alla morte, con l’intesa che le stelle sono chiodi d’argento nel cielo, a prescindere dall’esistenza di un letto di Brod, della temperatura di tale letto (ammesso che esista), e dalla possibile esistenza di stelle marine sul chissà-se-esistente letto fluviale,
trascurando quei rovesciamenti di succo d’uva che potrabbero essere stati accidentali o non esserlo,
convenendo di dimenticare che joseph giocava a palla – bastone con i suoi amici dopo avere promesso di aiutare Sarah a infilare l’ago per la trapunta che stava cucendo, e che Sarah avrebbe dovuto dare la trapunta a Joseph e non al suo amichetto,
dichiarando irrisori taluni dettagli della storia del carro di Trachim, come per esempio se fu Chana o Hannah la prima che adocchiò gli strani affioramenti,
ignorando la semplice realtà che Joseph russa come un maiale, e neanche dormire accanto a Sarah è un giulebbe.
Sorvolando su certe tendenze di entarmbe le parti a guardare troppo lungo le persone del sesso opposto,
non prendendosela troppo se Joseph è così disordinato che lascia i vestiti ovunque lo punga l’estro di spogliarsi, aspettando che sia Sarah a raccoglierli, pulirli e riporli al loro posto come avrebbe dovuto fare lui,
o se Sarah deve essere una così cazzuta tracciacoglioni sulle questioni più futili,
ad esempio su come va srotolata la carta igienica, o se la cena tarda dieci minuti rispeto all’orario previsto, perché, diciamola, è Joseph che cambia la carta igienica e mette la cena in tavola,
evitando di discutere se la barbabietola sia ortaggio migliore della verza,
accantonando il problema di essere babbei cronicamente irragionevoli, tentando di cancellare il ricordo di un roseto stecchito da tempo che uno di mia conoscenza avrebbe dovuto ricordarsi di innaffiare quando sua moglie andava in visita alla famiglia a Rovno,
accettando il compromesso di ciò che siamo stati, di ciò che siamo, di ciò che probabilmente saremo…
e che possiamo vivere un amore e salute incrollabili,
amen”.
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