Lavoro in una stanza grande e silenziosa.
Tranne che tra le 11.45 e le 14.53,
quando c’è il serio rischio che qualcuno chiacchieri, rubi le scarpe, mangi, beva grappa, balli il tango,
è una stanza silenziosa.
Appartiene a un gruppo quantitativamente variabile qualitativamente anche
fatto di dottorandi, dottorati, assegnisti, visiting professor.
Sembra una cosa gagliarda, e un pò lo è.
Si cercano soluzioni a problemi. Oppure, più spesso, si cercano problemi per poi avere la scusa di cercare altre soluzioni. Una cosa alla wolf (quello di pulp fiction, non la virginia).
Quando la densità demografica della stanza è inferiore alle due unità, cioè quando ci sono solo io me medesima,
approfitto per fare il micropisolo post prandiale.
Una cosa di ventitre minuti, trentacinque al massimo.
Giusto perchè sono femmina del sud, e dopo pranzo noi facciamo la siesta, perchè fa troppo caldo per lavorare e perchè sennò la produttività marginale decresce.
Ventitre minuti, trentacinque al massimo forniscono una congrua ricarica senza determinare prolungati ammorbamenti.
In condizioni propizie sogno al terzo minuto e mezzo.
Mi addormento dopo due minuti e quindici secondi attraverso, alternativamente:
a) l’immagine del mio armadio e di cosa mi metto stasera per fare la cosa ics;
b) un’idea romantica variamente montata e mediamente tamarra e ollivuddiana (da uno straziante incontro alla stazione, a un aereo sul lungomare con uno striscione chiara ti amo, a una partita a tennis dalla grande tensione erotica, a un viaggio in mongolfiera sopra parigi);
c) una partita immaginaria a tetris. questa ultima soluzione è la più rapida.
giustappunto oggi, dopo avere mangiato una triste insalata di tonno
(e una spremuta. e un caffè. e un piccolo lindt. cioè due piccoli lindt),
mi micropisolo.
i pezzi del tetris scendono.
trenta secondi.
entra un utente molto occasionale della stanza con una straordinaria capacità di
(non posso scriverlo. magari mi scopre.)
molto occasionale, tipo una volta al mese, ma una sola volta è assai molesta.
lo chiamerò andrea, perchè, in effetti, si chiama andrea.
A.:”ciao chiara che fai sdraiata sulle poltrone?”
io lo invito a occuparsi di quanto di sua competenza.
invece no: “faccio un micropisolo post prandiale, che sono un pò stanchina”.
Passano trenta secondi. Tetris. Silenzio. Altri trenta secondi.
A.: “e perchè sei così stanca?”
io gli dico che ho preso a sciabolate capitani coraggiosi e furbi contrabbandieri macedoni,
sfidato gesuiti euclidei vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatori della dinastia dei ming.
invece no. gli dico che è stata una mattina faticosa.
Passano trenta secondi. Tetris. Silenzio. Altri trenta secondi.
A.P.: “perchè dormi su due poltrone anzichè su tre?
non ti dà fastidio la luce?
non hai paura che entri qualcuno?”
io gli dico che soltanto la sua voce nasale insistente zanzarosa mi impedisce di dormire
che è simpatico come una spinta al buio.
invece no. faccio finta di dormire.
Passano trenta secondi. Tetris. Silenzio. Altri trenta secondi.
Non ci riesco più.
Aspetto che se ne vada.
Mi alzo e mi faccio un teino.
Già, per capire i tuoi post devo rileggerli 3 volte (non è vero, li rileggo perchè mi piacciono da morire, sei un’alchimista). Ma il commento sul mio blog… quello non l’ho capito.
Ammesso e non concesso che fosse da capire 😉
Ella, lullaby. Lullaby, lullaby, lullaby.
In sol, ma la poteva fare benissimo in sib. Ti risaluto. Provo un po tristezza per chi non riesce ad addormentarsi in pace. Mi spiace. Davvero.
mi hanno sempre affascinata quelle persone in grado di estraniarsi per un pisolino
come anche quelle che non capisco e continuano a domandare
la precisione degli orari ha un che di riposante
info david:
allora io dovrei scriverli tre volte perchè così mi verrebbero meglio? o dovrei pensarli tre volte? o portarli al monte e convertirli in oro? o convertirli al buddismo tibetano?
era un commento asinino: sciò – penauer era per mandare via il pensiero insoddisfatto di SCHOPENHAUER, quello che il pendolo della vita oscilla tra il dolore e la noia, dei sette giorni della settimana sei sono di dolore e l’ultimo (la domenica) è di noia. era un balordo tentataivo di arginare l’insoddisfazione.
info capitano suarez:
evviva ti sei svegliato. adesso vado a controllare se anche il blog si è svegliato.
info ossimorosa:
e se prima del micropisolo chiedessi tre volte che ore sono???
ma com’è che A diventa A.P.?
al proseguire della conversazione acquisisce lettere dell’alfabeto?
come una specie di consapevolezza?
info bai bai bombei:
volevo solo vedere se eri attento…
lo ero
lo ero
eh.
è il momento di entrare in contatto.