Archivio mensile:marzo 2007

ho voglia di te. ogni scamarcio è bello a mamma (and) so’…

anche il diamante Cullinan, con i suoi 3106 carati, viene dal carbonio.
anche le chiare più pure, con i loro 3106 chiarati, vengono dall’acqua.
ed è per questo che anche la chiara ha bisogno di pensieri semplici.
non solo per avere la pelle splendida, ma perchè i pensieri semplici alla fine fanno bene al cuore.
così, senza paura di ridurre di mille punti il suo q.i. (che, peraltro perlato, peraltro prelato, tende all’infinito, e quindi it doesn’t care di perdere mille punti),
è andata a vedere ho voglia di te.

spettacolo molto tardo, infrasettimanale, dribblando le adolescenti sospiranti ad ogni scamarcio.
compagnia amichetta cara molto cara. certe cose vanno fatte con le amiche o non vanno fatte.
nessun maschio avrebbe acconsentito, peraltro.
la prova provata è che tutti i maschi in sala sono stati centodieci minuti con il cellulare in mano, quelli grandi.
quelli piccoli erano avviluppati in pomiciate focose con le loro bimbe camomille, utilizzando l’effetto indotto scamarcio.
compagnia di secondo grado, ovetti al cioccolato winnie pooh. su un substrato di prosecco pregresso.
(certe cose o si fanno bene o non si fanno).

e il film?
certo non è l’amore di auteil in la ragazza sul ponte,
e neanche di bogart in casablanca.
è l’amore della generazione y, di istinto e di sbagli e di ripicche.
è l’amore che trionfa a modo suo.
dal quale si passa per forza, con le mani sotto le magliette e l’entusiasmo da primo appuntamento.
con la dolcezza delle paure e l’onnipotenza dell’incoscienza.
è quella cosa che la generazione troppo giovane per essere x
e troppo grande per essere y
porta dentro
illudendosi di ripeterla,
che i corsi i ricorsi e le rincorse di vichiana memoria valessero anche per le emozioni postadolescenti.

lasciatecelo vedercelo.
lasciateci piangere.
lasciateci volere un pochino anche noi una scritta su un muro, vandala si vandala.
lasciateci la voglia di superga e cinture camomilla.
lasciateci tenere la foto dei bambini che si baciano e un pò di tenerezza all’ingrosso.
e lasciateci anche ascoltare ti scatterò una foto di ferro tiziano, iron tiz.

solo per oggi.
domani sarà un altro giorno,
comprerò il sole 24 ore e ascolterò i concerti brandeburghesi.
domani.
dopodomani al massimo….

Chiambero Rosso II: Portovenere, Iseo.

Come ci si innamora?
Forse è una immagine che si attacca dentro.
Come un post it, all’inizio, per chi si è stancato dei colpi della strega e confida nei colpi di fulmine.
Delle volte, una su ogni quante non lo so, dipende da come è messa Venere,
quella immagine diventa più salda e più ferma, per un processo che sembra irresistibile e irrevocabile.

Ma la colla del colpo di fulmine dura poco,
e si aggiungono delle puntine, una dopo l’altra,
a tenere ferma l’immagine nel cuore, nello stomaco, nella mente o tra le gambe (ognuno localizza l’amore dove crede).
Tante puntine da disegno, una dopo l’altra.
I più impulsivi (o i più spaventati, ma a volte anche la paura è una misura)
useranno dei chiodini;
chi c’è già passato, e non ha più voglia di investire troppo, farà bastare dei chiodini arrugginiti.
Gli ossessivi e i compulsivi cercheranno di usare il trapano.
I fatalisti e i volubili spereranno nella colla lieve del primo post it.

Io sono per le puntine da disegno.
Colorate.
Ognuna per ogni momento.
Ne bastano quattro, una per ogni angolo,
o di più.
Il perimetro di ogni immagine è infinito,
e tra due punti c’è sempre spazio (lo dicono tutte le tartarughe in fuga da achille) per un attimo:
di occhi, di naso, di bocca, di mani, di orecchi
(ognuno vive le emozioni da dove crede).

Io una puntina per attaccarmi una immagine dentro
l’ho usata a portovenere, molte lune fa.

Ed è qui che, senza grande richiesta, si ambienta la seconda puntata ufficiale della nostra rubrica gastronomica.

Portovenere ha tutti gli ingredienti del posto romantico.
Ci sono le casette a nido d’aquila, strette strette.
tante piccole teste con i fazzoletti colorati che si sporgono da una finestra troppo piccola per contenerle tutte.
o tanti occhi che si stringono per entrare in una fotografia. O in una cartolina,
che passando di là hai l’impressione di essere dentro una cartolina,
con l’istinto correlato di sistemare i capelli, gli occhiali, l’orlo della gonna.
C’è il mare.
E le anse sul mare.
E le ansie da mare e le ansie d’amare.
E l’isola lì davanti, sul mare.
E c’è la chiesa a picco, sul mare.
E i gozzi, e gli alberi delle barche, e gli scogli, e gli amanti nascosti tra gli scogli, sul mare.
E ancora mare, dietro l’angolo, col senso dell’ignoto sul collo, tra i baci e il vento.

E sotto i balconi, c’è questo posto, Iseo.
Non è nascosto per niente, putroppo per le guide turistiche.
E’ un posto dove ci si ferma d’istinto e di naso.
Pietre e vetri, e i tavoli fuori, dove il mare arreda.

Capita avere un accompagnatore attento che solleva dall’onere di scegliere cosa mangiare,
e che solleva dall’onere di staccare gli occhi da tanti e tali gradi di blu per incollarli sulle carte del mangio.
l’accompagnatore attento avrebbe ordinato di dolce autorità
tutti gli antipasti del mondo
con particolare attenzione alle frittelle di baccalà
e gli spaghetti allo scoglio
che nonostante personali idiotesincrasie per la pasta lunga, sanno davvero di scoglio.
l’accompagnatore attento avrebbe anche ordinato un vermentino colli di luni
(o almeno così ci pare, per noi fanciulle sensibili al vino non è facile ricordare proprio tutto).
L’accompagnatore attento, credo, vi consiglierebbe queste cose.
Io, il menù, non ho avuto il tempo di aprirlo.
E il posto, o il pesce, o il vino, o l’accompagnatore attento
potrebbero raccontare tanti e tali sogni,
che non sarebbe più possibile decidere dove stavano tutti quegli attimi
lungo il sentiero che “dal finto di amor conduce al vero”.

Sono tornata da quelle parti, perchè mi ricordavo di avere piantato una puntina
da quel posto, dentro di me.

Perchè le puntine, dopo tante e tante lune, cadono.
E bisogna ricordare e ripensare.
Le puntine cadono.

Ma ci sono immagini che restano
(delle volte, una ogni quante non lo so, dipende da dove avete il sole o giove, o il cuore)
e non hanno più bisogno di colle e di puntine,
perchè stanno su da sole
e ogni attimo, in fondo, è una puntina.

cinque ragioni perchè una ragazza oggi può comprare cinque bulbi di tulipani gialli.

cinque ragioni perchè una ragazza oggi ha comprato cinque bulbi di tulipani gialli.
(a parte che a lei piacciono i titoli lunghi)

uno, perchè è il nove tre sette, che viene dopo l’otto tre sette. (poteva giocare con le carte da scopa, oppure giocarseli al lotto, oppure andare al mercato).
due, perchè i tulipani sono puliti.
tre, perchè magari lei ha fatto l’erasmus in olanda.
quattro, perchè tu, li pani. io, il pane.
cinque, perchè se facesse la di gei, mescolerebbe le canzoni per parole, per profumi e per colori.

e oggi voleva mescolare due canzoni di de gregori francesco,
che sanno di tulipani.
(che per lei sanno di tulipani,
che lei userebbe per un video, se facesse la regista anzichè fare la di gei,
se facesse la di gei anzichè la nonsoccosa di diritto amministrativo).

un verso lo prenderebbe da “bene”:
“Bene, se mi dici che ci trovi anche dei fiori in questa storia, sono tuoi
ma è inutile cercarmi sotto il tavolo,
ormai non ci sto più
ho preso qualche treno, qualche nave,
qualche sogno, qualche tempo fa”.

e un verso lo prenderebbe da “un giorno di pioggia”:
“A volte potrai avermi con un fiore,
a volte un fiore non ti basterà,
a volte penserai
di avermi chiuso in una stanza.
Dammi le tue chiavi dolci,
voglio farne una copia,
voglio scrivere una lunga poesia per le tue braccia”.

perchè una ragazza oggi voleva mescolare queste due canzoni,
ha due ragioni.
una è molto bella,
una è un po’ brutta.

ma quale cuore,
cuale quore
batte senza altalena.

della donna e delle feste meste, un anno dopo.

quello che penso della festa della donna l’ho già scritto.
il tempo a volte passa invano, e io non cambio idea.
il tempo, in effetti, non esiste, finchè non è passato e non è troppo tardi.

appunto quello che pensavo sulla festa della donna e che penso l’ho già scritto.
non posso riscriverlo uguale, per non plagiarmi.
non posso riscriverlo diverso, perchè rischierei di fare a gara con me stessa.

[ MA TU, LETTORE CHE VAGHI DI LETTO IN LETTO, COSì DI BLOG IN BLOG, COME DI FIORE IN FIORE SI SPOSTA L’APE, CLICCAMI CLICCAMI – CLICCHIAMI TUTTA]
l’ho scritto un anno fa, esattamente.

colgo l’occasione, e la metto in un vaso, per fare gli auguri di buon compleanno al mio blog notes:
auguri di buon compleanno, mio blog notes,
che mi hai fatto risparmiare gli eurini dello psicologo,
gli eurini dello psicoanalista che ha riparato i danni provocati dallo psicologo,
gli eurini dello psichiatra che ha riparato i danni provocati dello psicoanalista che ha riparato i danni provocati dallo psicologo,
e gli eurini dello sciopping che ha riparato i danni provocati dallo psichiatra che ha riparato i danni provocati dello psicoanalista che ha riparato i danni provocati dallo psicologo.
cosicchè ho risparmiato tanto e tanto da investire direttamente nello sciopping.
[del resto, mancia, il migliore investimento non è giocare in borsa:
è giocare con le borse e con le scarpe].

esaurita questa manifestazione di gratitudine nei confronti del blog notes
liberata mediante un mero linc(i)aggio dall’onere di fare conoscere allo spazio cosmo cosa penso dell’otto marzo

virgola, come si addice ad ogni ablativo assoluto,

posso omaggiare tutte le fanciulle con questo test,
che in realtà è un test-osterone,
ma che mi pare più interessante di una qualsiasi catena di sant’antonio
che inviti a riflettere su quanto le donne siano importanti,
su quanto sia necessario fare sapere a tutte le amiche quanto sono amiche (con immagini che nella peggiore delle ipotesi consistono in marmocchi di anne geddes, nella migliore in riccardo scamarcio senza camicetta, passando per tutte le grandi donne della storia).

questo test serve solo a illanguidire,
al fine di celebrare l’otto marzo nel migliore dei mo(N)di possibili: con un uomo.

esso test è liberamente tratto dal libro che giace pronto e fermo sul mio comodino
(e che è in corso di piacimento, davvero tanto):
Scarpa Tiziano, Kamikaze d’occidente, Rizzoli, 2003, p. 116:

“Test sulla propria posizione filosofica nei confronti della vita e della morte:
“Che cosa ne pensi della vita e della morte, tu?
Dimmi come scopi e ti dirò chi sei.
Anzi:
Fammi vedere come scopi e ti dirò chi sei.
Anzi:
Scopa con me e saprò chi sei.
Che cosa dici mentre scopi?
Qual è la tua frase più ricorrente?
La tua parola preferita?
Hai delle parole che ti eccitano?
Che cosa ti piace fare?
A chi o che cosa pensi mentre scopi?
Ti vergogni a guardarmi negli occhi mentre mi lecchi?
Che voce fai quando vieni?
Ghigni, digrigni, pigoli, mugoli, sorridi, scoppia ridere, rantoli tragicamente?
Chi o che cosa invochi durante l’orgasmo?
Annunci che stai per venire o godi nel segreto della tua pancia?
E prima? Che cosa ti metti addosso, sotto la gonna?
Ti piace essere corteggiata a lungo, o arraffata all’improvviso?
Ti piace scopare dentro illetto o in giro per casa, o fuori casa?
Quali domande mancano a questo test?”

Per quanto occorrer possa,
auguri
c.

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