io mi rileggo per sapere come sto.
ultimamente mi rileggevo e vedevo che non stavo troppo bene. (gli imperfetti lo dimostrano).
cosa fu?
le contingenze?
le contingenze dell’amore o le contingenze dell’umore?
l’estrinseco o l’intrinseco? l’immanente o il trascendente?
non sappiamo.
sappiamo che all’incirca dall’undici al quindici luglio duemilasette sono crollata e sono tracollata.
e non è stato più quel motivo o quell’altro.
il libro e l’università e l’amore e quelli che mi mancano.
no no no no no.
è stato che ho cominciato a piangere e non ho smesso per 5 giorni.
è stato che era tutto buio.
e che anche quando era buio davvero non riuscivo a dormire.
è stato che mi sentivo persa e mi sentivo sola.
è stato che mi sentivo che non sarei più stata felice.
è stato che non pensavo più che sono fortunata anzi fortunatissima.
è stato che non credevo più alla happy end.
è stato che ho fatto pensieri lontani da me,
è stato che più che mi allontanavo da me, più mi allontanavo da me.
è stato che più perdevo il controllo, più perdevo il controllo.
è stato che non mi piacevo più. ma davvero più.
è stato che mi facevo tenerezza da sola, ma mi vergognavo anche.
è stato che plutone aveva vinto, e io non ero stata pronta e brava.
è stato che mi svegliavo piangendo, e se fossi riuscita a dormire mi sarei addormentata piangendo.
ma non dormivo, piangevo e basta.
non lo so se questi cinque giorni bastano a classificarmi in qualche modo patologico o psicolabile. (bisognerebbe chiederlo a zarrillo michele).
forse qualcuno si soffermerebbe sui fattori scatenanti e direbbe che sono sufficienti e non sono matta, o almeno matta in senso matto.
però domenica pomeriggio, all’improvviso, ho smesso di piangere.
e tutto è tornato luminoso e lucido.
sarebbe stato bello girarci un libro, su quella scena.
forse sono stati i saldi, a farmi guarire.
forse sono stati i concerti sui quali mi sono catafiondata
(mario biondi e franco battiato e francesco de gregori e il firenze wave e ginevra de marco che ha cantato la malarazza al piazzale).
forse è stato harry potter film numero cinque, che fa l’Expecto patronum, un incantesimo per combattere i Dissennatori, esseri che risucchiano la felicità altrui, e lo fa evocando un pensiero particolarmente felice.
forse è stata claudia, che mi ha fatto un whisky distillando fiori.
forse è stato l’Amore, che resta sveglio anche se è tardi e piove.
Adesso mi sono chiarizzata.
Ho un poco di paura di avere di nuovo paura.
Ma so che non succederà più.
Perchè non c’è più tempo per avere paura e per piangere,
è solo tempo di turbinio e voglia.
alla fiera delle banalità dicono che la vita è una e corre, che c’è una specie di diritto ad una specie di felicità.
alla fiera delle banalità ho comprato un numero della lotteria, e sarà quello giusto.
Adesso voglio solo ridere nuotare leggere e dormire.
E appena sarò più sicura di non avere ricadute (che dice siano peggio) approfittero di questa luce per fare un po’ di ordine.
Così domani all’alba parto.
Ci saranno altre puntate, prima o poi.
Intanto torno a settembre, come ebbe a dire celentano adriano (riscoperto dal buon borzì)
che qui copioincollo,
piccolo cadò (ma senza farsi male).
un caro saluto.
“Io nell’amore faccio due cose spengo la luce e amo le rose
e se ti lascio aspettami sempre
male che vada torno a settembre
Perché chi ama non fugge mai
in fondo all’anima mi troverai
morire o vivere io son così
prima ti lascio po’ dico, sì.
Settembre va con le mie scuse
ma la mia vita è amare le rose
e se ti lascio aspettami sempre
male che vada torno a settembre.
Morire o vivere io son così prima ti lascio po’ dico, sì.
E’ quasi l’alba chiudi la porta
non arrossire
e se mi lasci aspetterò sempre
male che vada torni a settembre”.