I montanari che si incontrano su per le montagne si salutano, anche se non si conoscono.
I marinari che si incontrano per mare si salutano, anche se non si conoscono.
Le mamme che si incontrano mentre spingono passeggini, non si salutano, se non si conoscono.
Piuttosto, fanno quella che – ai gloriosi tempi di sex and the city – chiamavamo radiografia alla niuiorkese, e anche un po’ peggio.
Prima di tutto sguardo traverso al marmocchio, per capire numero di mesi e collocazione nella scala dei percentili.
Segue velocissima occhiata al passeggino, per valutarne collocazione nella scala cromatica e acrobatica dei passeggini.
Infine analisi impietosa alla mamma concentrata su: età, numero chili in più (o in meno) rispetto all’indice di massa corporea (rapporto del peso espresso in Kg e l’altezza espressa in m al quadrato), borse – non quella sottobraccio o a spalla, secondo le regole auree della radiografia alla ny – ma quelle, meno pesanti e non griffate, sotto gli occhi.
Segue paragone con la propria condizione che determinerà l’umore dei successivi dieci minuti e indirizzerà verso scelte più o meno sconsiderate: bombolone alla crema, iscrizione a un corso di mille ore di pilates, acquisto di una borsa (sottobraccio o a tracolla… dopotutto ci sono tutti questi aggeggi del marmocchio da sistemare).
Questa immagine mi fa girare le scatole per almeno due ragioni, una di ordine più generale, una di ordine particolare.
In termini generali perché se le donne, tra donne, fossero meno competitive e più solidali, meno oche e più coalizzate ci sarebbe più spazio per loro nel mondo e meno bisogno delle quote rosa (che diciamocelo, se la quota rosa la occupa una papera starnazzante, preferisco un maschio testosteronico: almeno non danneggia l’immagine della classe). Ma questo è un altro tema.
In termini particolari perché una donna che è diventata mamma non ha bisogno di etichette e di giudizi
(io l’ho capito in ritardo la prima volta e al secondo giro non mi sono fatta fregare).
Ha bisogno di sentirsi dire che è tutto normale.
Normale la voglia di piangere e quella di ridere.
Normale il senso di colpa quando si sta col bambino e non si lavora. E il senso di colpa quando si lavora e non si sta col bambino.
Sono normali i dubbi: mangia poco, mangia troppo, dorme poco, dorme troppo, è vestito troppo o troppo poco.
Normale il desiderio di sapere quando. Quando dormirà, quando camminerà, quando mangerà da solo, quando dirà mamma, quando sarà indipendente (che poi indipendente non sarà mai perché la mamma è sempre la mamma e un pezzo di cuore è ipotecato per sempre).
Normale essere sovrappeso. Normale essere infastidite dall’essere sovrappeso. Normale odiare chi ti dice che sono chili benedetti.
Normale avere un marito/compagno/amante/fidanzato/idraulico che non capisce. O non capisce fino in fondo. O che capisce ma c’è sempre voglia di dirgli che non capisce.
È normale dare la colpa agli ormoni. Alla prolattina. Al ciclo che è tornato (o non è tornato ed è anche peggio).
È normale citare Erica Jong: “Nessuno stato è così simile alla pazzia da un lato, e al divino dall’altro quanto l’essere incinta. La madre è raddoppiata, poi divisa a metà e mai più sarà intera”.
Di questo ha bisogno una mamma.
Di essere rassicurata.
Di sentirsi dire che nessuna mamma è perfetta.
Ma ogni mamma è perfetta per il suo bambino.
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Ed è per questo, ma anche per organizzare incontri e attività, che un gruppo di donne (di Donne per Firenze) ha creato Mamma club: uno spazio itinerante dedicato alle future e neomamme per sostenerle nellʼesperienza unica di essere madre.
Trovate tutte le info cliccando QUA!
Il Mamma club farà il suo debutto ufficiale (con tante e tante graziosissime attività) in occasione di Secret Garden, un giardino segreto allestito a Firenze nel Complesso Monumentale delle Scuderie Reali e delle Pagliere, con mercatini, laboratori e attività per grandi e piccini, allo scopo di raccogliere fondi e sensibilità per sostenere l’ospedale pediatrico Meyer nel suo preziosissimo compito di curare i bimbi.
Di nuovo, copioincollo l’indirizzo web: QUI
Perché, dimenticavo, quando si diventa mamma si amano tutti bambini del mondo,
e il cuore si stringe ogni volta che un bambino piange
(anche i casi disperati come me, che nella mia vita precedente assimilavo i cuccioli di ogni specie in un generico: “oh che grazioso, adesso posiamolo”).
Ci vediamo alla Mamma Club e ci vediamo al Secret Garden,
con le tasche piene di amore e di taking care of.