l’ora solare d’inverno, quando ero piccola,
odorava di buio, di paura, di luci dalle finestre,
di bisogno di casa, di monotonia,
di pennelli, di latte biscotti e di film,
sperando che l’ora di dormire non arrivasse mai,
sopra certe poltrone celesti che sembravano grandissime e potevano diventare letti, astronavi, barche.
l’ora solare d’inverno, adesso che sono grande,
ha lo stesso odore,
nasconde le stesse paure.
solo che sono grande e devo fare finta di niente.
ma a novembre non ci riesco, anche se le poltrone azzurre me le sono portate dietro,
e le ho ritappezzate di verde, di viola e di righe.
ho paura lo stesso e vorrei solo addormentarmi in braccio.