si scrivono lettere a tutti gli ordini di figli, alcune vengono da penne jelluane e simpatiche, altre antipatiche e fallatiche,
anche io voglio scrivere una lettera ai miei figli figliaturi prima o poi,
e siccome non so come si chiamano, li apostrofo con i nomi che mi piacciono di più adesso:
Cari Giulia, Bianca, Alice, Marta, Tancredi, Manfredi, Andrea,
vi racconto questa storia dei mondiali del sei, perchè a me è toccato di sentire per anni e anni dei mondiali dell’ottantadue, ma io nell’ottandadue avevo ancora il ciuccio in bocca (e puzzavo ancora di serpente),
e quindi immagino che anche a voi toccherà di sentire dell’italia francia del sei anche se ancora state ballando il limbo su una nuvolina e fate piovere quando vi scappa la doppia pì.
i mondiali di calcio sono una cosa strana.
sono il recupero di una dimensione sportiva un pò più pulita, un pò più libera dalle leggi del (calcio)mercato, un pò più popolare e democratica della repubblica mondiale.
è la storia del gruppo che diventa squadra perchè è gruppo, e non perchè un signore può comprarsi i giocatori più forti.
è la versione cosmica delle partite borgata contro borgata, secondo piano contro terzo piano, pianerottolo contro pianerottolo.
è un sentimento di massa che si unisce e si emoziona.
perchè alla vostra mamma piace fare l’originale e l’anticonformista, a lei piace anche farlo apposta.
(li vedete tutti questi colori sulle pareti e sui vestiti?)
ma la vostra mamma si commuove sempre quando vede tanti personi uniti da un’emozione (la vostra mamma si emoziona alle processioni, ai concerti, ai cortei), almeno quando l’emozione è pulita.
e così i mondiali diventano cosa bella anche per gli esseri non propriamente calcistici.
e siccome la mamma non è snob, lei tifa italia.
anche l’italia è una storia strana.
(la vedete, no, quella forma stravagante che abbiamo appiccicato al muro, con i puntini colorati di tutti i posti che abbiamo visitato?)
è una squadra strana, con questi vestiti azzurri e bianchi come i vostri pigiamini della domenica.
ci sono queste faccette un pò buone, meno tamarre dei giocatori del campionato che il vostro papà guarda ogni tanto la domenica pomeriggio.
e ci sono tutte queste storie di finali di mondiali perdute: perchè l’arbitro è cattivo, perchè il golden gol non era bigiotteria,
perchè nino ha avuto paura di tirare un calcio di rigore (questa però è un’altra storia).
poi succede che si arriva all’ultima partita.
nell’immaginario mondiale i lacci delle scarpe italiane sono fatte di spaghetti,
e il portiere tanto Buffo si allena con le pizze.
non è una squadra favorita. favorita da cosa? favorita e basta.
e non è una squadra con un nome che ti fa paura solo a pronunciarlo.
forse perchè ci sono gatti, cose che finiscono in otta, pirli (che non si deve dire), grassi magri, canne, materassi.
o forse perchè è difficile partire contro il vento e dire che un giocatore è troppo bravo finchè è troppo bravo
(ma anche questa è una cosa singolare dell’animo umano che vi spiegherò).
succede che ci sono gli inni nazionali e un pò bisogna emozionarsi.
bisogna anche calarsi nel ruolo: la mamma si è messa una grande bandiera come top (ma sotto aveva una canottierina rossa, non vi preoccupate, la mamma è brava)
aveva davanti una grande insalatiera di pasta fredda, la birra, le patatine al formaggio e i cornetti algida
(anche le sigarette, ma questo non ve lo posso mica dire).
succede che la partita comincia e dopo poco pochino la francia che è la squadra avversaria fa gol.
(la francia sportivamente è sempre stata un pò antipatica, perchè ha vinto tante cose.
ma ricordatemi di parlarvi di bartali)
in realtà il signor materasso fa fallo di sgambetto mentre il signor zinedinzidan (che è un pò come la filastrocca della capra che canta sopra la panca) sta per tirare.
allora il signor arbitro, che a volte somiglia un pò al cervo (il papà di bambi)
dice che senza sgambetto ci sarebbe stato un gol forse forse. e allora fa decidere al dio della palla,
e assegna un rigore. sono lì davanti la filastrocca e il buffo, soli soletti. e la filastrocca fa un tiro strano
(a cucchiaio, ma fatevelo spiegare da papà), ed è gol.
tutti sono molto tristi e preoccupati (tutti quelli che tifano italia).
ma siccome il dio della palla vede e provvede, il materasso che aveva fatto fallo di sgambetto alla filastrocca,
riesce a fare gol, così è parità (egalitèèè, come dicono i francesi, ma questa è ancora un’altra storia. e anche la marsigliese è un’altra storia rispetto all’inno di mameli).
e cominciano minuti lunghissimi: alla mamma fanno male le gambe e si sente tutta sudata.
poi little tony fa un gol. ma il gol viene annullato perchè è fuori dal gioco.
(è una cosa misteriosa, il fuorigioco, come la polverina delle fate di peter pan).
poi succede una cosa molto brutta: il signor filastrocca si arrabbia col materasso.
forse perchè il materasso ha detto qualche cattiveria, ad esempio che il signor filastrocca è pelato come un pomodoro,
oppure che la mamma della filastrocca non lo lavava quando era piccolo.
sono cose che non si dicono. però il signor filastrocca esagera e anzichè rispondere con una cattiveria
(che in realtà non si fa neanche questo), gli dà una testata sullo sterno.
e il povero materasso cade per terra (ma non muore).
la filastrocca viene espulsa e sprofonda nel baratro degli spogliatoi.
ma la partita va avanti (l’unica differenza è che il commentatore non può più dire che le squadre hanno fair play)
noi siamo uno in più, ma non riusciamo a segnare. e così ci sono le sofferenze supplementari, altri trenta minuti. (la mamma non ce la fa più a correre).
e nessuno riesce a segnare, così si va ai rigori.
i rigori si fanno nello stesso posto, quindi in realtà non si va da nessuna parte.
però sono una cosa un pò mistica. è sempre uno che tira da solo e uno che para da solo.
non si sa chi ha più il cuore in gola, o le ginocchia nello stomaco.
e ai rigori, dove l’italia non vince mai….
tan tan tan….
il signor tre seghe (che un’altra volta proprio lui ci aveva fatto andare via) sbaglia.
e quindi la francia fa quattro punti piuttosto che cinque.
e invece l’italia, con tutti i suoi tatuaggi di nomi di mamme, di donne, di figli…
ne fa cinque su cinque.
e vince.
c’è una grande commozione celebrale, tutti si vogliono più bene (anche se nessuno vuole bene alla francia e alla mamma della filastrocca soprattutto),
e tutti vanno a fare confusione per la strada, tutta la notte.
(la confusione per la strada però si può fare solo quando si è grandi, perchè altrimenti arriva babbbau che si mangia le mamme e i loro bambini).
e questa è la storia.
la mamma vi ha comprato la gazzetta dello sport (che normalmente non si compra), apposta per voi.
l’ha comprata dal suo giornalaio preferito (quello che non tiene quotidiani di destra)
che è rimasto un pò stupito quando lei gli ha detto che la comprava per voi che ancora non c’eravate mica.
però quando parlava dei rigori, il signor giornalaio aveva gli occhi lucidi.
adesso che sapete la storia,
in questi mondiali nuovi che state guardando sputacchiando potete fare un sacco di citazioni e riferimenti,
che un pò c’eravate anche voi.
xxx
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